Le parole sono vuote oggi, e il mondo non ha più il coraggio di ascoltarle; non ha il più il potere di guardarle negli occhi, e farle divenire come sono sempre state. Le parole diventano vuote, e non riusciamo ad ascoltare.
…Ascoltare il mondo che cambia…
…Ascoltare il mondo che lotta…
…Ascoltare noi che restiamo lì, indifesi, e non facciamo nulla.. non possiamo far nulla…
E allora tremiamo, tremiamo e amiamo, anche se non vorremmo. Non vorremmo amare quando l’amore resta il motivo che porta a distruzioni di corpi, a distruzioni di anime. Non vorremmo tremare, quando l’amore resta il motivo che porta a farci vivere, ma vivere davvero.
Non vorremmo ascoltare….
Non vorremmo ascoltare voci che urlano, anime che gridano, cuori che piangono…
Non vorremmo ascoltare pugni che lottano, armi che uccidono, corpi che tremano…
Non vorremmo ascoltare.. eppure siamo qui. Siamo qui mentre cerchiamo disperatamente qualcuno che ci tendi la mano e ci faccia riscoprire un nuovo mondo. Ma un mondo fatto di mondo. Fatto di quella parte di mondo che sogna, che spera, quella parte di mondo che ama.
Ma è troppo per noi.. è troppo continuare ad amare. E’ troppo continuare a sperare.
Vorremmo ascoltarle, le nostre speranze. Vorremmo ascoltare i nostri sogni. Ci addormentiamo su prati verdi mentre cerchiamo di divenire erba, rincorrendo la libertà che tanto avremmo voluto ascoltare. E’ una libertà fatta di sorrisi, fatta di carezze che cercano persone, e non di persone che cercano carezze. Restiamo distesi, mentre sogniamo Paradisi immaginati e mai nati, mentre sogniamo luoghi sperati e mai avuti, mentre sogniamo.
La vita è fatta di sogni, eppure i sogni non sono ancora fatti di vita.
Accade proprio mentre siamo distesi a cercare sogni, accade proprio mentre rincorriamo piccoli tasselli di libertà. Accade.
Accade che qualcuno arriva davvero ma, anziché tenderci la mano, ci tende l’inferno. E noi siamo lì, distesi, mentre tutti i nostri sogni scorrono velocemente dinnanzi alla mente, mentre tutta la nostra vita diviene l’unico luogo da raggiungere per rincorrere la libertà. Improvvisamente, ci solleviamo dall’erba impregnata di anima e iniziamo a correre. Iniziamo a correre mentre il mondo ci ruota attorno e noi cerchiamo silenzio, mentre pugni piovono dal cielo e noi cerchiamo carezze. Corriamo mentre cerchiamo… corriamo.
Corriamo e nessuno se ne accorge.
Nessuno sa quanto potente è l’inferno che ci segue, nessuno sa quanta paura conserviamo nel cuore. Nessuno sa. Nessuno ha mai saputo.
Eppure avevamo avvertito il mondo di quanti rischi avremmo potuto correre se solo… se solo le avessimo lasciate andare, le nostre speranze, se solo avessimo smesso di credere nei nostri sogni, se solo avessimo reagito con indifferenza. Ma il mondo era restato impassibile, immobile, credendo importante ciò che invece era urgente, credendo Terra ciò che invece era Umanità. Il mondo era così. Il mondo sbagliava, continuamente. Sbagliava nei momenti in cui trasformava pericoli in superficiali incertezze, sbagliava quando ascoltava urla, credendo fossero risate, sbagliava quando viveva con sufficienza, ignorando ciò che era importante. Il mondo ignorava.
Il mondo ignora mentre noi continuiamo a correre. Talvolta ci voltiamo per guardare meglio, per guardare il volto di chi ha avuto il coraggio di seguirci. E’ il volto di chi non ha mai creduto. Allora, continuiamo a correre mentre l’inferno ci ruota attorno e noi cerchiamo il Paradiso, continuiamo a correre mentre il mondo non ha ancora capito.
Il mondo capisce solo quando il volto che ci rincorre, ci nega la libertà che tanto abbiamo rincorso.
Il mondo capisce solo quando il volto che ci rincorre, ci nega la carezza che tanto abbiamo cercato.
Il mondo ha capito.
Le parole sono vuote oggi, e il mondo non ha più il coraggio di ascoltarle; non ha il più il potere di guardarle negli occhi, e farle divenire come sono sempre state. Le parole diventano vuote, e non riusciamo ad ascoltare.
Oggi il mondo non riesce ad ascoltare, non riesce perché ha il volto sul cemento, mentre riceve pugni anziché carezze. L’inferno gli è sopra, l’inferno lo sta distruggendo. E capisce davvero, il mondo. Non riesce ad ascoltare: le parole sono vuote.
Le parole sono vuote anche quando il mondo vorrebbe distruggere l’inferno. Inizia a liberarsi, inizia a lottare, inizia a donare pugni a chi non ha mai creduto.
Ha inizio così la corsa: il mondo rincorre l’inferno; l’inferno rincorre il mondo. Entrambi usano pugni, armi, distruzioni. Entrambi distruggono, entrambi odiano. Ha inizio così la lotta, e sarà una lotta tra chi si è e chi si deve essere, sarà una lotta tra fili d’erba e pugni di ferro.
Forse sarà felice, il mondo.. sarà felice di poter apparire come vendicatore, come portatore di pugni. Sarà felice per un po’, e forse capirà per un po’.
Sarà felice fin quando non capirà che le parole saranno restate vuote: vuote e senza speranze. Le parole saranno vuote, e il mondo non avrà più il coraggio di ascoltarle; non avrà più il potere di guardarle negli occhi, e farle divenire come sono sempre state. Le parole diverranno vuote, e non riusciremo ad ascoltare.
Continueremo a correre, e a farci incasellare, e a farci odiare. Continueremo ad odiare, e a violentare, e a distruggere. Distruggeremo ancora… ancora… ancora uccideremo, ancora soffriremo. Tutto questo accadrà davvero se solo… se solo non le lasciamo andare, le nostre speranze, se solo non smettiamo di credere nei nostri sogni, se solo non reagiamo con indifferenza.
Perché c’è solo un modo per uscirne, c’è solo un modo per diventare il mondo che abbiamo sempre sognato.E’ vero.. il mondo capisce solo quando il volto che ci rincorre, ci nega la libertà che tanto abbiamo rincorso, ci nega la carezza che tanto abbiamo cercato. Il mondo capisce.
L’umanità no. L’umanità non capirà mai perché il mondo, con il volto sul cemento, mentre l’inferno gli era sopra, ha iniziato a lottare.
No… questo l’umanità non lo capirà mai. Non capirà perché il mondo capisce tutto, tranne il fatto che i pugni non sono rivolti all’inferno ma a sé stesso. Non capirà perché il mondo non si è mai sollevato dal cemento e, trasformandosi in fili d’erba, non abbia iniziato a voltarsi e camminare lentamente, mentre l’inferno tentava di ucciderlo. Il mondo non capirà mai che muore solo correndo, perché solo correndo l’umanità viene distrutta per sempre.
E così.. ci ritroviamo in una strada mentre le parole diventano vuote, mentre le parole volano via con il vento. Sono le parole dell’umanità, sono le parole che il mondo non ha ancora il coraggio di capire. Forse non le capirà mai, forse non le ascolterà mai.. ma l’umanità urla. L’umanità urla più dell’inferno che rincorre persone credendo di essere potente, credendo di essere Dio.
Ma non ha capito l’inferno… non ha capito che Dio esiste nei cuori di quelle umanità che credono, che amano, che camminano lentamente su una strada colma di parole, in cui l’amore diviene l’unico modo per ascoltare.
Perché Dio è amore…
Perché Dio c’è…
Nessuno ha capito, nessuno tranne quelle umanità innocenti che tentano ogni giorno di urlare sentimenti e pensieri, senza essere ascoltate. Le loro parole sono così colme, sono così vive.
Le loro parole le ascoltano solo quando sono accompagnate da pugni, da dita puntate, da armi che incutono terrore. Così le parole diventano terrore, e diviene terrore anche ascoltarle. Diviene terrore anche parlare.
Ma la vita non è terrore, non deve esserlo.. la vita è semplicemente amore. E l’amore resta ancora oggi l’unico modo per sconfiggere l’inferno.
L’unica corsa in cui dobbiamo credere è proprio quella che compie l’amore per rincorrere l’inferno: rincorrerlo e schiacciarlo. Ma schiacciarlo con le parole, perché solo così le parole diverrebbero così colme di sentimenti, così colme di vite che sorgono anziché morire. Solo così l’amore diverrebbe, solo così l’amore sarebbe.
Solo così il mondo sarebbe ascoltare. Ascoltare speranze, sogni. Addormentarsi su prati verdi e cercare di divenire erba, rincorrendo la libertà: una libertà fatta di sorrisi, fatta di carezze che cercano persone; restare distesi e sognare Paradisi, sognare luoghi sperati.
Solo così il mondo sarebbe amore e, seppur continuiamo a negarlo ogni giorno, seppur continuiamo a rincorrere inferni tassellandoli di pugni, seppur fingiamo di non capire, l’amore resta oggi l’unico sentimento che sarà sempre in grado di tenerci uniti; perché solo restando uniti, il mondo potrebbe capire che importante non è rincorrere l’inferno, ma rincorrere l’Umanità.
Dedico queste parole alle vittime e ai loro famigliari dell’attentato di Parigi del 13 novembre 2015, esortando l’intero mondo ad aprire cuori e non solo occhi, esortandolo a rincorrere quelle umanità che credono ma che stanno perdendo le speranze, esortandolo a non lasciarsi incasellare dalle indifferenze che sono sempre più frequenti, ma a farsi coinvolgere dai sentimenti e dalle anime di coloro che sono rincorsi ogni giorno dall’inferno, in ogni parte della Terra.
A chi sogna, a chi spera, a chi crede, e soprattutto a chi,
nonostante tutto, ha ancora il coraggio di amare.
Articolo realizzato da Stefania Meneghella